Dal fare impresa alla cucina: gli ingredienti per uno sviluppo competitivo

Venerdì 1 Aprile, grazie al Festival Città impresa, il centro storico Palladiano ha ospitato una serie di incontri e dibattiti che hanno visto coinvolte le realtà e i temi imprenditoriali più importanti di questo periodo. Aziende e personaggi del mondo dell’imprenditoria – e non solo – sono stati chiamati a confrontarsi su temi e sfide attuali ma soprattutto future.

Su cosa focalizzarsi dunque?

Collaborazione, qualità, narrazione. Queste le parole chiave che ricorrono in tutti i dibattiti e che hanno fatto da filo conduttore,  che si parlasse di impresa, di gastronomia o di cultura.

Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa San Paolo, ha proposto un identikit di quelle che potremmo definire le vere “locomotive” del panorama italiano: le medie imprese. Una crescita costante, la loro, che dal 2009 ha raggiunto il suo apice nel mercato nazionale che, seppur basato sull’export, trova nella domanda interna sempre più forte il suo motore trainante. Questo grazie anche ad aspetti come la territorialità: i cosiddetti “distretti” territoriali costituiscono un valore fondamentale, grazie alla nascita di realtà sempre più diversificate e forti in grado di apportare fatturati elevati, registrando quasi un +10% a livello nazionale rispetto agli anni passati.

Il distretto si configura come il luogo catalizzatore dell’innovazione delle imprese, sia a livello tecnologico che di mercato. Il problema sono le dimensioni: bisogna fondersi, fare acquisizioni, ingrandirsi all’esterno.

La collaborazione è fondamentale. L’impresa non può crescere senza il dialogo con territorio sul qual si innesta e, contemporaneamente, il territorio necessita di aziende efficienti per potersi sviluppare.

“Lo sviluppo competitivo dei territori, corrisponde allo sviluppo competitivo dell’impresa”  – Gregorio De Felice

Il fare squadra non è un aspetto che interessa solo le imprese. L’enogastronomia risente di questa mancanza di spirito collaborativo in una realtà ricca e così diversificata come quella italiana. Il cambiamento degli stili di vita, la necessità di comprendere il mercato globale cercando di rispondere alle domande che da esso arrivano in maniera coerente e nel rispetto delle tradizioni e della qualità, è stato il tema dello scambio di battute avvenuto tra lo Chef stellato Carlo Cracco e il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con delega ad Expo 2015, Maurizio Martina. Proprio il ministero e gli chef sono i protagonisti di un progetto che vede la collaborazione tra istituzioni e professionisti del settore, al fine di costruire una collaborazione per valorizzare la cucina italiana nel mondo: il  Food Act.

Sulla qualità si basa una parte forte della competitività del mercato enogastronomico italiano, tuttavia la qualità è difficile da far capire. Dunque, prima di tutto, ci deve essere una cultura ed una educazione alimentare” – Carlo Cracco

D’altronde la nostra capacità tra i fornelli è famosa in tutto il mondo, no? Una sorta di stereotipo che imprigiona, a tratti, l’idea stessa che abbiamo delle nostre abilità in fatto di cucina.

Ciò che sicuramente non facciamo bene, o non facciamo bene come altri, è raccontarci. “Gli Italiani sono i numeri uno a narrare i divieti e sono i campioni mondiali a narrare le lamenteledice provocatoriamente dal palco Oscar Farinetti, fondatore di Eataly e tra i protagonisti dell’incontro “Meno Internet più Cabernet” che ha avuto come ospiti Sandro Boscaini, presidente e AD di Masi Agricola, e Federico Marchetti, amministratore delegato Yoox Net-à-Porter. Questi hanno messo in luce quanto sia importante ed allo stesso tempo necessario saper raccontare il prodotto, per dare quel valore aggiunto che spesso manca al Made in Italy nel mondo.

“Il racconto non è appendice ma parte integrante del prodotto”
– Oscar Farinetti

Ecco dunque che anche nell’ultimo evento della giornata emerge, fino a quasi sovrastare le altre necessità, il bisogno di fare “squadra”, di collaborare, al fine di creare innovazione e competitività a livello globale. Come sottolinea Boscaini, dobbiamo imparare a supportarci a vicenda come parti di uno stesso meccanismo, accantonando le individualità per il raggiungimento di obiettivi complessi, difficilmente raggiungibili lavorando come singoli.

“Manca uno storytelling organizzato e sistematico, raccontato dall’Italia in quanto nazione e non solo dalle singole realtà”  – Sandro Boscaini

Le nostre specificità sono ciò che ci contraddistingue nel mondo.

La diversità è un valore, ma non di per sé. Concepirsi come realtà unita e forte, consci della biodiversità naturale ed antropologica che ci caratterizza, può voler dire fare quel passo concreto per renderci competitivi in un mercato sempre più globalizzato?

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