Leggere il passato, cambiare il futuro

Leggere il passato, cambiare il futuro

Immaginiamo di guardarci allo specchio una mattina e di non riconoscerci più. Stessa faccia di sempre, lineamenti ben noti, al massimo qualche capello bianco in più o una ruga nuova che ieri non c’era. I segni del cambiamento esteriori sono tangibili, ma come misurare quelli interni?

Chi sei, cosa fai nella vita, ciò che fai ti rende felice: domande complesse a cui trovare una risposta capace di soddisfarle lo è ancora di più.

Questo è il punto cardine da cui è cominciato il percorso di Lorenzo Bassotti, un “designer di luce”, nel vero senso della parola: progetta, rielabora e realizza lampade. Ma le sue non sono lampade qualunque, esse sono ricavate da oggetti che non si penserebbero mai per un utilizzo tale, tanto siamo abituati ad identificarli con l’unico scopo per cui sono stati concepiti all’origine. Il cammino di Lorenzo negli anni ha preso varie direzioni, partendo dal lavoro in farmacia per giungere all’attività di oggi, un lavoro complesso che nella sua sostanza prevede il conferire nuova identità ad oggetti in disuso accumulati, ritrovati, lasciati in un magazzino per anni.

Lorenzo porta la sua storia più intima all’interno del panorama di Inspiring PR, quella di una persona che, intrappolata nella routine definita delle cose, decide di ascoltare la propria voce interna sussurrare il vocabolo “cambiamento”, non limitandosi ad ascoltare passivamente, ma concretizzandone il significato più vero.

Lorenzo, tra l’emozione di chi si apre per raccontare la sua nuova identità di creativo dopo una vita passata dietro gli scaffali e la determinazione di chi crede davvero nel potere magico della rinascita, racconta di come il suo cambiamento sia partito da qui, dal domandarsi chi si è e quale sia la vera natura del lavoro quotidiano, ma anche quale sia l’identità di un oggetto comune e come essa, così come per gli uomini, possa cambiare, essere trasformata, plasmata nel corso degli anni. Siamo noi a deciderne l’identità: accezione positiva, negativa, nessuna, è quello che accade anche a noi, nel nostro piccolo cambiamento continuo, nel flusso del tempo di ogni giorno, nel nostro essere “supereroi della quotidianità”.

Siamo noi a decidere chi, cosa, come vogliamo essere, ascoltando i nostri pensieri in un mondo in cui possiamo fare la differenza.

Mondo quello di oggi che senza dubbio non è facile da affrontare, non solo dal punto di vista personale, ma anche della comunità e dei messaggi che vengono veicolati. Alessandro Cederle, direttore Media Monitoring e Analisi de L’eco della Stampa, cerca di raccontare nel suo intervento, dal titolo quanto mai eloquente – “L’importanza dell’ascolto in un mare sconfinato di messaggi”, come nella vastità dei contenuti con cui ogni giorno ci troviamo a contatto sia possibile capire, ascoltare e interpretare ogni più piccolo aspetto di quello che noi stessi in primis vogliamo far sapere (o non sapere).

Nel corso del tempo i messaggi e i mezzi attraverso i quali essi venivano condivisi sono radicalmente cambiati, e così il loro modo di leggerli: se pensiamo alla televisione di qualche anno fa, non è difficile pensare a come con due canali a diffusione nazionale ci fosse un solo processo lineare di comunicazione, di più facile interpretazione e forse semplice analisi. Ma oggi le cose sono radicalmente cambiate: ognuno, in qualunque momento, può decidere di far sapere al mondo intero chi è, cosa prova, cosa fa, dov’è eccetera eccetera. Come? Risposta semplice: semplicemente schiacciando il pulsante “condividi” su un qualunque social network, è su questi che oggi il monitoraggio si basa. Meccanicamente l’ascolto avviene in base alle caratteristiche cui si decide di “aderire”:

il cambiamento è necessario quanto indotto dall’ambiente esterno.

Ed è così che oggi come ieri, il mezzo cambia, migliora, diventa più bello e colorato, come una farfalla, nonostante abbia lo stesso dna di un bruco: nonostante il mondo fuori, siamo sempre noi a decidere cosa vogliamo essere, a spiccare il salto verso il cambiamento, a trasformare la nostra forma rimanendo, di base, sempre gli stessi. Un po’ come la tv in bianco e nero, che oggi si conforma a formati video belli e colorati, in un procedimento che non si ferma più nel percorso che va da A a B, ma che ascolta, parla, colora e comunica ciò che siamo e che vogliamo essere.

Chi vogliamo essere: diamo troppo spesso per scontato il fatto che il nostro sia solo un percorso in divenire, tralasciando quello che invece ci lasciamo alle spalle. Quanto spesso ci capita di fare una vera e propria autoanalisi cercando di capire quali siano le reali motivazioni che ci hanno condotto a fare una determinata scelta piuttosto che un’altra? Molto poco, senza dubbio: si potrebbe dire, quasi per paradosso, che il guardare avanti risulti forse più facile dell’affrontare quei tanti perché lasciati indietro. Il rischio più grande è che quello che siamo davvero, la nostra storia, si perda o che i pezzi, anche i più piccoli, quelli che noi crediamo ininfluenti, si rivelino in realtà molto più fondamentali.

Ecco perché Alessandra Perotti, la cultrice di autobiografia che è salita a concludere questa giornata speciale, ci racconta come le storie di ognuno di noi siano così ricche, così autentiche, capaci di costruire passo passo la nostra unicità. “Narra la tua storia, accetta il cambiamento”, un mantra da ripetere ogni giorno per non far sì che la raccolta della nostra memoria si perda travolta dall’effimero che ci circonda. Alessandra ci invita a mettere nero su bianco la nostra storia perché oltre ad essere il modo più semplice (nella sua praticità) risulta senza dubbio il più efficace non solo per ricordare, ma soprattutto per capire, per affrontare qualche scheletro nell’armadio, per costruire un divenire su basi solide. Il cambiamento in tutto questo dove sta? Sta nel non accettare tutto passivamente, nel non restare fermi, nel capire che cambiamo noi ma cambia anche il mondo fuori in un vortice che influenza, mescola, colpisce inevitabilmente noi e chi è intorno a noi.

È la volta di calare il sipario su questa edizione di Inspiring PR, che ancora una volta si conferma non solo un appuntamento cui partecipano nomi importanti del panorama nazionale delle relazioni pubbliche, ma soprattutto una tappa fissa annuale in cui incontrare e scoprire nuovi scenari, capaci di ispirare chiunque vi partecipi.

Il cambiamento è andato in scena come protagonista sotto i riflettori della Scuola Grande, ma ha pervaso e arricchito molti anche dietro le quinte. Lo spirito che pervade l’organizzazione di InspiringPR è qualcosa di talmente unico che trovare le parole adeguate per poterlo descrivere è cosa non difficile, proprio impossibile. Ogni anno sono salite su quel palco tante persone a raccontare un pezzo di sé, ma dietro le giornate afose e le storie di ognuno c’è un mondo di persone che si aiutano, si sostengono (ogni tanto ci sta anche che si arrabbino!), che pensano durante il corso di ogni anno ai minimi dettagli per rendere questo evento qualcosa di davvero unico.

Un grazie sarà riduttivo per alcuni, e un in bocca al lupo a chi ci sarà nelle prossime edizioni può suonare più come un avvertimento. Ma è quello che questo appuntamento più lascia nel cuore: il sentire vicino una grande famiglia che insieme può riuscire a dar vita ad una giornata che è difficile dimenticare, sia per chi c’è stato solo una volta o per chi è ormai un veterano.

InspiringPR è tutto questo: è un profumo che non si scorda, un ricordo indelebile, un’avventura che richiede coraggio nelle scelte e determinazione nel portarle avanti, mai da soli, mai con un protagonista unico. é essere insieme, uno per tutti e tutti per uno, alla ricerca ogni volta di qualcosa che non si sa bene cosa sia, ma si sente nelle corde più profonde dell’anima, si vive passo passo, sfiora come una brezza che sa di vento nuovo, ma richiama un posto che si conosce; è sentirsi a casa, dopo un lungo viaggio.

Ma nessun viaggiatore può stare fermo a lungo: la prossima meta non è mica così lontana!

Alla prossima edizione!

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