Ibrahim Kane Annour

Ibrahim Kane Annour è figlio del deserto: a undici anni accompagna gli zii e il padre nelle carovane in sella ad Abbarogh, il cammello più docile. Impara a orientarsi osservando il cielo, il letto asciutto dei fiumi, il contorno delle montagne all’orizzonte.

A ventitré anni sposa Maria Zenabou, in una cerimonia in grande stile ad Agadez. Poi scoppia la rivolta dei tuareg, e Ibrahim, sospettato di aver aderito al movimento dei ribelli, deve lasciare la moglie e i quattro figli per non finire in prigione, torturato o ucciso, come gli amici, come il padre. Lui, che è sempre stato un pacifista, e la cui colpa è stata solo quella di voler essere un uomo libero e di accompagnare i turisti occidentali nel deserto.

Trova asilo in Italia dove si adatta a fare l’operaio, a vivere in oasi di cemento, a scandire il tempo secondo il ticchettio delle lancette. Si reinventa una vita. Dopo alcuni anni, riesce a ricongiungersi con la sua famiglia, e ora vive a Pordenone, dove ha sede la comunità tuareg più grande d’Italia. Ha raccontato la sua storia nel libro Il deserto negli occhi” (Nuovadimensione) scritto con la giornalista Elisa Cozzarini.

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